
La semplicità severa di Tommaso Lisi
La disposizione di Tommaso Lisi al canto, alla poesia, già da poco più che adolescente è stata totale. Non ha mai riguardato un singolo, isolato componimento, ma il poema, lo stesso frammentato poema che nei decenni ha potuto stillare con la lentezza veloce di chi scrive intingendo col pennino. Per raccontare il dolore («Che dolorose / voci hanno le cose / che un tempo ci sono appartenute: / voci così dolorose quanto mute. / Come s’è fatta scura / di mestizia e saggezza / quella bottiglia: a volerla esaminare / si scoprirebbero le impronte digitali / di mia madre.»), la terribilità della guerra, il senso dell’esistere e della morte (la sparizione quale un’altra pienezza) attraverso una spinosa liturgia familiare per la quale non bastava, non basterà una vita intera di lavoro.
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Se ne parlerà a Coreno sabato 28 giugno.